Biennalist by Julia Draganovic
for Arte e
critica / June 2009
Al Festival dell’Arte Contemporanea di Faenza che quest’anno
s’intitolava “Tutto sulle Biennali” si sono presentate tutte le figure
notorie delle mostre biennali – tranne una: the Biennialist,
cioè il noto artista franco-danese che da anni organizza
l’intrusione di artisti non invitati nelle Biennali del mondo.
L’appuntamento mancato è però recuperabile: come a tutte
le edizioni della Biennale di Venezia dal 2003 in poi, anche quest’anno
Thierry Geoffroy, in arte Colonel, sarà presente con i suoi
interventi autoorganizzati ma strettamente “biennalistici”. Colonel,
figlio di un colonnello pensionato dell’esercito francese, non agisce
mai da solo, ma lancia iniziative aperte a tutti quelli che si
dichiarano d’accordo con un regolamento che l’artista stabilisce per
ciascuno dei suoi format.
Quest’anno lo vedremo accompagnato da una piccola divisione rafforzata
da un buon numero di artisti Italiani che Thierry Geoffroy ha reclutato
grazie al format Emergency Room tenutosi dal 12 marzo al 20 aprile 2009
al PAN Palazzo delle Arti Napoli. A Venezia Colonel non apre un
Emergemcy Room (uno spazio per mostre giornaliere in cui gli artisti
rispondono con opere d’arte alle emergenze del giorno) ma riunisce in
un campeggio al Lido un gruppo di artisti che ogni giorno allenano “the
awareness muscle” – il muscolo della coscienza - organizzando nella
settimana dell’inaugurazione i famosi “critical run” – corse durante le
quali i partecipanti discutono tematiche legate alla Biennale di
Venezia, come, per esempio, il tema di quest’anno “Fare Mondi”. Per il
colonnello artistico la grande sfida sta nel negoziare la
disponibilità di spazi espositivi nei padiglioni nazionali: come
anche negli anni scorsi, Thierry Geoffroy cerca alleati fra artisti e
curatori della Biennale per concordare le “penetrations” – le
occupazioni temporanee di alcuni padiglioni con opere prodotte ad hoc
che rivelano momenti critici della politica della Biennale. Mentre i
responsabili del padiglione danese non gli hanno permesso l’accesso,
circola voce che Valie Export, curatrice del padiglione austriaco,
abbia già dichiarato la disponibilità ad ospitare una
“penetrazione” da parte dell’esercito degli artisti critici. Non si
tratterà di uno dei “rumeurs”, delle voci che l’artista stesso
con i suoi compagni fa girare appositamente per svelare sia i
meccanismi d’informazione usati dal jet set dell’arte che anche il tipo
di informazione che si diffonde più facilmente durante i grandi
eventi dell’arte contemporanea?
Cosa spinge l’artista franco-danese a muoversi febbrilmente oramai da
tanti anni come un sovversivo nel mondo dell’arte contemporanea
documentando tutte le sue attività su facebook, twitter,
flicker, myspace e youtube, nonostante il fatto che i suoi progetti
siano già stati realizzati in spazi rinomati come il PS1/MoMA di
New York o al Witte de With di Rotterdam? Thierry Geoffroy si considera
il momento critico del sistema dell’arte: con un idealismo sociale che
richiede un ruolo importante per l’artista nella rivoluzione mondiale,
affronta il compito permanente di rivedere, controllare, criticare le
strategie del mondo dell’arte, di applicare le stesse strategie con una
serietà tale da far emergere i momenti ipocriti o almeno
discutibili delle stesse. Il fatto che alcuni dei colleghi artisti
provino a sfruttare i suoi format per inserire se stessi in musei o
biennali per guadagnare una posizione migliore nel mercato dell’arte lo
lascia apparentemente indifferente. Nel dizionario dell’Emergency Room,
la cui prima edizione sta per essere pubblicata fra poco, traspare il
cinismo con il quale Geoffroy, nonostante il suo aspetto tanto ingenuo,
si è armato. Sotto la voce “Friendship” si legge: “Contemporary
artists hide information for each other. Contemporary artists are
jealous of each other. If contemporary artists get the smell of an
opportunity, they are afraid of loosing it, or getting robbed of it, as
they are Judas to each other. Therefore: They lie to each other. All
the time. They network. (And networking is not friendship). Therefore:
Artists have friends, which are no friends. It is very sad. Drinking
can help.”
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from the artist 07 june 2009
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3
Penetrations about emergencies took places at the Venice Biennale from
june 04
with the
invitation and welcome from their artists and curators
-artist
Daniel Medina for Venezuela pavillon /curator María Luz
Cárdenas
-artist
Jussi Kivi for the Finnish pavillon
-artist
Jacques Charlier and curator Enrico Lunghi for the Belgium boat
burning
Emergency artists that expressed :Rosaria Iazzetta/Sebastiano
Delva / Kristian von Hornselth / 2/4our / Marta Orlando / Kim Dessault
/ Christian Costa / Jussi Kivi / Åsmund Boye Kneverland .
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